20 di Innovazione – Libeccio: Innovazione aperta e collaborativa, un gioco di squadra per navigare lontano
Molte idee crescono meglio quando vengono trapiantate dentro ad un’altra mente rispetto a quella da cui si sono originate.
(Oliver Wendell Holmes)
Il 2003 è l’anno ufficiale della nascita del termine Innovazione Aperta (in inglese Open Innovation) grazie alla pubblicazione dell’omonimo libro del professor Henry Chesbrough dell’Università della California a Berkeley. Da quel momento, l’innovazione aperta si è posta come nuovo paradigma; il fenomeno, tuttavia, ha radici ancora più lontane, ed ha sempre svolto un ruolo cruciale per determinare alcuni grandi progressi nella storia dell’innovazione tecnologica.
Innovazione aperta contro innovazione chiusa
L’ Innovazione Aperta è un modello di gestione della conoscenza che descrive processi di innovazione caratterizzati dall‘apertura verso l’esterno, contrapponendosi al modello più convenzionale dell’Innovazione chiusa, in cui una organizzazione gestisce autonomamente dall’inizio alla fine tutto il processo di innovazione. Nella sua versione più nota, l’innovazione aperta è un ecosistema fluido, che favorisce lo scambio di know-how tra aziende, clienti, rete di fornitura, centri di ricerca, università, start-up e soggetti pubblici o privati. Il termine Open Innovation nel corso degli ultimi anni è stato abbracciato sia da numerose aziende, sia da enti e istituzioni. In realtà, molti aspetti dell’innovazione aperta erano già applicati in tutto o in parte dagli stessi soggetti, e il merito principale del modello di Chesbrough è stato quello di offrire una descrizione puntuale del processo attraverso il quale la conoscenza distribuita può favorire i processi di innovazione. Oggi lo stesso modello può essere utilizzato per descrivere i continui e numerosi cambiamenti nello scenario dell’innovazione tecnologica, ad esempio la recente tendenza delle grandi organizzazioni a collaborare con le startup, in particolare nei settori high-tech.
Internet come vettore dell’open innovation: dal crowdsourcing agli open network
La collaborazione con le start-up non è l’unica novità. Negli ultimi anni, l'analisi dell'evoluzione dell’innovazione aperta evidenzia fortemente l'impatto di internet, che ha permesso l'accelerazione dei cicli di innovazione, riconfigurando così le catene del valore tradizionali. In questo processo, il ruolo delle reti e e degli intermediari dell'innovazione si è rivelato sempre più importante, tanto che oggi si parla espressamente di open network per indicare i portali web che favoriscono l’open innovation. Grazie a questi strumenti, l’innovazione trova una forte spinta dall’intelligenza collettiva proveniente dalla “folla” (in inglese crowd). Anche in questo caso le applicazioni sono molto numerose e toccano diversi ambiti tecnologici, come quello dell’automazione industriale. Citiamo, a titolo di esempio, il progetto Interreg SYNERGY, che ha sviluppato una piattaforma online gratuita per permettere ad aziende ed enti dell’Europa Centrale di collaborare nello sviluppo di progetti innovativi, sfruttando appunto il modello di crowd innovation.
Non solo internet: reti reali di coopetizione e innovazione collaborativa
L’innovazione aperta si può spingere addirittura a forzare i limiti della concorrenza tra organizzazioni diverse. In questi casi si parla di coopetizione (in inglese co-opetition), una strategia di business che coniuga le caratteristiche di competizione e cooperazione. Essa si realizza tra imprese che scelgono di collaborare tra loro limitatamente ad alcune attività. Anche in questo caso, non si tratta di una novità: il termine è stato impiegato la prima volta nei primi anni del novecento ed è stato ripreso più volte nel corso del secolo scorso, ogni qual volta fosse necessario descrivere il processo virtuoso che porta soggetti competitivi a realizzare una parziale convergenza di interessi. In questo contesto, CRIT Srl è stata una delle prime realtà italiane a sperimentare con successo la pratica della innovazione collaborativa. Secondo la definizione del Comitato Tecnico Scientifico di CRIT, infatti, l’innovazione collaborativa ha lo scopo di “condividere bisogni e conoscenze fra aziende eterogenee per generare nuove idee e accedere a tecnologie abilitanti che creino valore per le imprese.” Ed è appunto sulla creazione di valore che si fonda la storia di innovazione che le aziende del network CRIT raccontano da oltre venti anni.
Bibliografia e spunti:
- CRIT - Innovazione Collaborativa https://www.crit-research.it/it/innovazione-collaborativa/
- Rosienkiewicz M., Helman J., Cholewa M., Molasy M. (2019) SYNERGY Project: Open Innovation Platform for Advanced Manufacturing in Central Europe. In: Burduk A., Chlebus E., Nowakowski T., Tubis A. (eds) Intelligent Systems in Production Engineering and Maintenance. ISPEM 2018. Advances in Intelligent Systems and Computing, vol 835. Springer, Cham. DOI:10.1007/978-3-319-97490-3_30
- Chesbrough, H., Open Innovation: The New Imperative for Creating and Profiting from Technology. Harvard Business School Press, Cambridge (2003c).
- Ferrari B.,Fidanboylu M., How crowdsourcing and open innovation could change the world, (2013), https://www.theguardian.com/sustainable-business/crowdsourcing-open-nnovation-change-world
- Sloane, P.: A Guide to Open Innovation and Crowdsourcing: Advice from Leading Experts in the Field. Kogan Page Publishers, London (2011)
- Quaratino, L. Serio, L’innovazione aperta - La prospettiva dell’innovazione aperta e le nuove logiche organizzative e manageriali, Sviluppo & Organizzazione, (2009).
- Meige A., Open Innovation is dead. Say hello to Open Organizations (2016), https://www.linkedin.com/pulse/open-innovation-dead-say-hello-organizations-albert-meige/
- Ronco J, Pelosi, L’Open Innovation come modello di gestione della conoscenza per facilitare l’eco-innovazione (2013)