Un sensore italiano per il monitoraggio delle sollecitazioni del violino di Paganini
Un violino storico di inestimabile valore, appartenuto a Niccolò Paganini, e un sensore estensimetrico capace di misurare con estrema precisione le sollecitazioni meccaniche, realizzato su misura dall’azienda italiana Deltatech. Questi due manufatti, apparentemente molto lontani tra loro, sono i protagonisti di una ricerca realizzata dall’Università di Firenze, che ha lo scopo di valutare gli effetti del carico meccanico sulla conservazione degli strumenti musicali storici.
Abbiamo chiesto al Prof. Marco Fioravanti del Dipartimento GESAAF (Gestione dei Sistemi Agrari, Alimentari e Forestali) dell’Università di Firenze di raccontarci le finalità e i possibili sviluppi di questa ricerca, che ha prodotto già tre pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali.
Professor Fioravanti, da quale esigenza è nata la vostra ricerca?
La ricerca nasce su iniziativa del Comune di Genova, Ente proprietario dello strumento (il violino Cannone costruito da Giuseppe Guarneri del Gesù), che nella fase di ridefinizione della politica conservativa ha inteso ottimizzare le condizioni microclimatiche dell’ambiente di conservazione e, più nello specifico, ha richiesto di valutare i possibili effetti degli stress fisici e meccanici a cui lo strumento è esposto nel corso delle esecuzioni a cui è periodicamente sottoposto.
Perché avete scelto di utilizzare proprio un sensore estensimetrico per valutare gli stress sul violino?
Una delle fasi più importanti della ricerca è stata quella nella quale si è posta la necessità di valutare con precisione l’entità delle forze che si generano nel corso dell’accordatura dello strumento, e quelle dovute all'azione meccanica dell'archetto nel corso delle esecuzioni. In questo contesto, il sensore estensimetrico si è rivelato il più idoneo a misurare questo tipo di sollecitazioni.
Come siete arrivati a collaborare con Deltatech, una piccola impresa high-tech specializzata nella progettazione e nella costruzione di sensori su misura?
Alla collaborazione con Deltatech si è giunti perché l’Azienda è stata la sola capace di rispondere alle nostre specifiche esigenze, che erano quelle di realizzare un prototipo di cella di carico che avesse la forma di un ponticello di violino, e che allo stesso tempo potesse consentire di misurare e registrare carichi di piccola entità.
Visto il successo della ricerca, crede che ci saranno ulteriori sviluppi?
Sì, il sensore che abbiamo realizzato insieme a Deltatech è entrato a far parte di un kit di misura e di caratterizzazione degli strumenti storici ad arco, che viene messo a disposizione di altri musei italiani e stranieri nell’ambito dell’ Azione COST “Wood Music” recentemente attivata e supportata dall'Unione Europea.
Questa esperienza ha messo in contatto due diverse eccellenze italiane. Quale ruolo potrebbe avere in futuro la tecnologia “made in Italy” per la tutela del nostro patrimonio artistico?
Si tratta di un potenziale di conoscenze e di competenze enorme, che si è sviluppato nel nostro Paese grazie alla presenza di uno dei più ingenti patrimoni materiali mondiali e che ci pone in una posizione di guida da tutti riconosciuta anche a livello internazionale, ma che non trova purtroppo riscontro nei piani di finanziamento della ricerca italiana. Ci auguriamo quindi che gli investitori pubblici e privati considerino al più presto il potenziale di sviluppo di questa eccellenza.
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